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Aria compressa ed efficienza energetica: intervista a Massimo Rivalta

Autore: redazione Progetto Energia Efficiente

Massimo Rivalta

Massimo Rivalta

Questa settimana la redazione dei Progetto Energia Efficiente ha intervistato per voi l’ing. Massimo Rivalta, Presidente dell’ANIMAC, Associazione Nazionale Installatori e Manutentori Aria Compressa.

REDAZIONE – Buongiorno ing. Rivalta. Oggi vorremmo affrontare con lei il tema dell’efficienza energetica nell’ambito dell’aria compressa. Quali sono essere gli aspetti più importanti da evidenziare in questo contesto?

MASSIMO RIVALTA – I temi su cui più insiste il dialogo tra i principali attori di questo contesto sono sicuramente l’ambiente, il territorio e il progresso industriale. Oggi l’ecosistema in cui viviamo è purtroppo segnato da evidenti problematiche di inquinamento: alle (poche) aree di eccellenza si alternano zone con preminenza di situazioni ad elevato tasso nocivo. Ecco perché il tema dell’efficienza energetica oggi è tanto sentito tra i massimi esperti mondiali del pianeta: rappresenta uno dei motivi chiave per intervenire, in termini di beneficio ambientale, sulle tecnologie produttive a disposizione dei vari comparti industriali. Gli impianti di aria compressa naturalmente non sono prescindibili in un discorso di efficienza produttiva. Ecco perché dal 2007, anno in cui ho fondato Animac, mi opero per diffondere ad ampio raggio la cultura dell’aria compressa.

R. – Cosa accomuna aria compressa ed efficienza energetica?

M.R. – L’aria compressa è una delle energie più pulite e flessibili che esistano, ma anche una delle più costose da produrre. Una linea di produzione che necessiti di un impianto di aria compressa per il suo funzionamento può avere un impatto energetico e ambientale molto diverso, a seconda che l’impianto di aria compressa sia di nuova installazione oppure vetusto e trascurato da un punto di vista manutentivo e funzionale. La disuguaglianza di consumo energetico nei due casi può essere molto elevata, e al crescere dell’importanza dell’impianto aumenta la forbice differenziale degli stessi.
Ecco, la cultura dell’aria compressa serve proprio a comprendere tale problematica e a intervenire con l’efficientamento energetico attraverso una corretta manutenzione degli impianti, la loro messa a norma sotto il profilo giuridico e della sicurezza, e il loro ottimizzato dimensionamento per evitare inutili sprechi in fase di funzionamento.

R. – Cosa bisogna fare per avere un impianto efficiente e a norma?

M.R. – Prima di tutto bisogna verificare il corretto dimensionamento degli impianti installati, ed eventualmente intervenire a proposito con la consulenza di esperti del settore.  È necessario poi rispettare la burocrazia prevista per gli impianti a pressione che prevede la denuncia e la verifica periodica delle attrezzature a pressione presso gli enti competenti Inail e Asl. Infine è importante prevedere un adeguato piano di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti installati. Solo così si può ottenere il miglior risultato con il giusto impegno.

R. – Ma allora cosa non funziona nella realtà?

M.R. – Parliamo di numeri. Come ripeto spesso, almeno il 90% delle aziende non è a norma con gli adempimenti burocratici per quanto concerne le attrezzature a pressione. Figuriamoci quanto possano interessare a questi soggetti altri aspetti che non siano il funzionamento degli impianti! Purtroppo una normativa all’inizio poco chiara, e nel tempo divenuta sempre più macchinosa, insieme all’assenza – o quasi – di controlli da parte degli enti preposti, hanno permesso una situazione di anarchia tra i proprietari degli impianti. Se a questo si aggiunge l’insufficiente conoscenza da parte di installatori e preposti della sicurezza della normativa e della sua corretta applicazione, si comprende come lo stato dell’arte odierno è qualcosa di fluido e indefinibile. Esistono realtà perfettamente a posto e altre, la stragrande maggioranza, del tutto assenti in quanto a messa a norma degli impianti.

R. – Di chi è la colpa?

M.R. – Sono per non dare colpe, ma per ricercare e risolvere le responsabilità. Qui nessuno può esimersi dalle proprie attribuzioni, ma è corretto far sapere che ci sono corsi di formazione e consulenti, come quelli di Animac, in grado di individuare le problematiche e di risolverle seguendo la prassi normativa prevista all’interno del quadro legislativo.

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Aria compressa
R. – Come si inserisce il discorso “green tecnology” nell’ambito delle apparecchiature a pressione?

M.R. – Se consideriamo il costo necessario per la produzione dell’aria compressa, risulta chiaro che più l’impianto è correttamente dimensionato, più sarà efficiente. Lo stesso discorso vale per la manutenzione. A volte le tubazioni dei rami della distribuzione di impianti importanti sono piene di sporcizia (morchia), e il fluido che li percorre presenta un’elevata percentuale di umidità relativa. Questo fa sì che il compressore debba spingere in pressione non solo l’aria, ma anche l’acqua in essa presente, con conseguente perdita di efficienza. Ecco perché avere un impianto ben dimensionato, efficiente e ben controllato in quanto a manutenzione, permette di consumare meno energia e quindi di rispettare l’ambiente. Per dare soltanto un ordine di grandezza, considerate che tutte le attività produttive hanno almeno un impianto di aria compressa… Oggi esistono sistemi molto avanzati che permettono di gestire completamente il funzionamento degli impianti in funzione del reale fabbisogno di aria compressa del sito produttivo. Per non parlare del rispetto del T.U.A. (Testo Unico Ambiente – DLgs. 152/06) che regola la normativa ambientale e che, nonostante abbia importanti risvolti penali da un punto di vista giuridico e giudiziario, viene troppo spesso dimenticata nell’applicazione degli impianti. Questa condizione si collega al Piano nazionale Impresa 4.0 (già, Industria 4.0) che rappresenta le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale.
Il Piano prevede misure concrete in base a tre principali linee guida: operare in una logica di neutralità tecnologica,  intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali, e agire su fattori abilitanti.

R. – In pratica si parla di Iperammortamento e Super ammortamento.

M.R. – Esatto. L’iperammortamento è una supervalutazione del 250% degli investimenti in nuovi beni materiali, che permette l’acquisto o il leasing di dispositivi e tecnologie che contribuiscano alla trasformazione in chiave 4.0 dell’azienda. Per chi beneficia dell’iperammortamento, c’è la possibilità di fruire anche di una supervalutazione del 140% per gli investimenti in beni strumentali immateriali (software e sistemi IT). Il Super ammortamento invece è una supervalutazione del 130% degli investimenti in beni strumentali nuovi acquistati o in leasing.
Purtroppo il settore delle apparecchiature a pressione non è stato direttamente inserito nell’ambito delle misure rientranti nel Piano. Questo perché il Ministero dello Sviluppo Economico ha chiesto consulenza solo ai produttori di macchine utensili. Il motivo? Semplice: gli installatori e gli operatori nel settore apparecchiature a pressione non sono stati in grado di unirsi in un’associazione che li potesse rappresentare ai tavoli tecnici di lavoro a livello governativo. In realtà però c’è una soluzione per far sì che anche gli impianti e le apparecchiature a pressione possano godere dei benefici dell’Iperammortamento e del Superammortamento, e Animac è in grado di offrire delucidazioni in merito a come fare.

R. – A chi affidarsi per l’installazione e la manutenzione dei proprio impianti?

M.R. – Oggi la presenza di installatori regolarmente iscritti alla Camera di Commercio e di quelli non iscritti, fa sì che ci sia una totale confusione a discapito dell’utilizzatore finale che, invece, avrebbe bisogno di maggiore chiarezza, soprattutto se sta affrontando le problematiche derivanti da un eventuale infortunio o malfunzionamento dell’impianto. Non esiste, attualmente, un albo o un registro degli installatori qualificati per le apparecchiature a pressione che possano dimostrare con credenziali effettive la loro capacità tecnica e conoscenza normativa. E questo è una grossa problematica da risolvere… Noi di Animac ci abbiamo provato più di una volta, ma con scarsi risultati. Data la mia estrazione tecnico giuridica, sono del parere che la certificazione delle capacità di un’azienda sia un biglietto da visita molto importante che sicuramente fa la differenza rispetto a tutti gli altri. Una situazione come quella attuale tende a penalizzare chi è veramente capace, e a inquinare il mercato con la presenza di operatori non in regola.
Posso però darvi un consiglio: fatevi sempre rilasciare il certificato di conformità da parte di chi interviene sull’impianto, a prescindere dal lavoro che esegue. Questo documento è obbligatorio e non deve costarvi nulla, perché incluso nella prestazione tecnica.

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